venerdì 24 ottobre 2008

8.2 L'aggiunta di una settima categoria

Tale elenco basico di padārtha sarà nei secoli al centro di accese discussioni. Una di queste riguarda l'ammissione di un settimo padārtha, chiamato abhāva, o assenza. Il problema alle spalle di tale ammissione è la possibilità logica di spiegare l'assenza solo nei termini della negazione di una presenza. Secondo le scuole buddhiste e i Prābhākara Mīmāṃsā, ciò è possibile, secondo al contrario Naiyāyika, Bhāṭṭa Mīmāṃsaka e Vaiśeṣika più tardi, l'assenza è un di più che non può essere spiegato solo nei termini di una non presenza. Sul piano epistemologico, l'esempio tipico è quello dell'assenza di un vaso dal pavimento. Un uomo entra in una casa e nota immediatamente l'assenza di un vaso dal pavimento. È possibile dire che in realtà egli ha semplicemente visto la superficie del pavimento? Sì e no, poiché la superficie del pavimento, di per sé potrebbe far pensare all'assenza di infiniti altri oggetti, mentre la persona in questione ha immediatamente colto l'assenza proprio di un vaso (che magari era stato in quel luogo del pavimento fino al giorno prima).

Come definire l'esistenza della categoria “assenza”, che per i suoi sostenitori essa esiste come elemento reale? Nel Nāvyanyāya si parla perciò di esistenza concreta (sattva), come inerente solo nelle prime tre categorie, di “essere” in generale (astitva) come dharma di tutte e di presenza (bhāva) per le prime sei, contrapposte ad abhāva che ne è la negazione.

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