venerdì 24 ottobre 2008

12 La “natura” secondo i nostri paradigmi: flora e fauna

Ritorno alle premesse già rapidamente elencate all'inizio di questa indagine sulla natura nelle scuole filosofiche indiane:
premessa 1: reincarnazione e quindi continuità fra mondo umano-divino-animale (e,per alcune scuole,vegetale) (cf.(1)).
premessa 2: ahiṃsā come dharma comune alle varie scuole.
premessa 3: concetto di anādi, non creazione, per cui la natura non ha un inizio (o se lo ha,è un inizio ciclico).
La premessa 3 è fondamentale per capire la portata dell'idea di reincarnazione.
Poiché il ciclo è senza inizio, ogni essere vivente è già stato in rapporto con ogni altro. Nel Buddhismo,tale principio è esemplificato nell'idea che per ogni animale (anche per animali inferiori come vermi o altri invertebrati) dobbiamo provare compassione come ne proveremmo nei confronti di nostra madre, poiché ogni animale è in effetti stato nostra madre, dato che la reincarnazione si ripete in cicli senza inizio. Ciò fa sì che la violenza nei confronti degli animali sia necessariamente sentita come un'infrazione. Tale infrazione può essere giustificata sulla base, per esempio, dello svadharma del guerriero (ossia del dovere proprio alla sua condizione). Un guerriero deve infatti essere in grado di uccidere, se necessario. A tale scopo, è anche utile che sappia cacciare. Altrimenti, l'infrazione è giustificata sulla base di un ordine diretto dei testi sacri laddove viene ingiunto un sacrificio animale. Questa almeno è l'opinione delle scuole ortodosse, ma le lunghe argomentazioni che si trovano in proposito nei testi (specie mīmāṃsaka) mostrano con quanta difficoltà tale idea dovesse essere difesa da un'opinione prevalente ostile alla violenza sugli animali,anche nei sacrifici. Di fatto,l'opposizione alla violenza sacrificale sarà un caposaldo della critica del Buddha al mondo vedico.

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