mercoledì 22 ottobre 2008

3 I mezzi per acquisire conoscenza

In India, un discorso epistemologico è presente all'esordio di qualsiasi trattato, a proposito di architettura o di grammatica o di qualunque altro argomento. All'inizio di ogni trattato ci si interroga infatti su quali siano i mezzi epistemici tramite i quali si è giunti alle conclusioni racchiuse nel trattato stesso. Seguono qui perciò alcuni cenni di epistemologia indiana, indispensabili per comprendere la cornice a partire dalla quale si parla di natura.
Fra i mezzi per acquisire conoscenza il primo in tutti gli elenchi è la percezione sensibile, accettata da tutte le scuole (tranne pochi scettici). Segue l'inferenza, nome che è più o meno largamente interpretato dalle varie scuole, ma che in generale indica il procedimento tramite cui partendo da una premessa a possiamo giungere a una conseguenza b, pur senza aver acquisito ulteriori dati sensibili.
L'esempio più citato è questo: Sulla montagna c'è fuoco perché c'è fumo. Come vedete, un esempio empirico, tratto dall'esperienza quotidiana e che non costituisce
un esempio di deduzione a priori. Anche questo mezzo conoscitivo è accettato da quasi tutte le scuole, tranne alcuni materialisti che pretendono di fondare tutto sulla percezione sensibile.
Il terzo strumento conoscitivo accettato da tutte le scuole, tranne Vaiśeṣika e scuola epistemologica buddhista, è la comunicazione verbale. Questa comprende sia i casi di comunicazione ordinaria come strumento per acquisire conoscenza (come questa lezione o la lettura di un libro), sia –soprattutto– i testi sacri. I testi sacri in India sono detti Veda. Sul piano filosofico, centrale è soprattutto la parte del Veda che si occupa di ingiunzioni sacrificali (i Brāhmaņa) e quella dedicata all'interiorizzazione del sacrificio o alla sua utilizzazione metaforica come chiave di lettura per il mondo (le Upaniṣad). Tali testi, eminentemente religiosi, sono essenziali anche sul piano filosofico perché le varie scuole li riconoscono come autorità epistemologica, ossia come strumento conoscitivo, specie riguardo quanto non può essere conosciuto tramite percezione diretta e inferenza, ossia nel nostro caso rispetto all'unitarietà della natura (si pensi a quanto scritto da I.Kant nella prima Critica circa l'idea di “mondo”), necessariamente ultrasensibile e al suo aspetto di natura naturans.

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